Noi è la storia della famiglia Di Stefano, raccontata da Paolo, condannato a vivere per raccontare la storia del fratello più piccolo Claudio morto di leucemia.
Titolo: Noi
Autore: Paolo Di Stefano
Editore: Bompiani
Pagine: 608
Voto: 3/5
Anno di pubblicazione: maggio 2020
Acquistalo su Amazon*: brussura con sovraccoperta
C’era una volta, tanti ma tanti anni fa,
un nanetto chiamato Brontolo:
questo nanetto simpatico
e sempre arrabbiato
mi faceva compagnia
giorno e notte.
Era un nanetto magico
infatti l’ultima notte
lui non c’era
e non l’ho più rivisto.
Noi è un libro sul “dolore vero vissuto” come quelli che piacciono alla madre dei Paolo, lo scrittore, e che non fa che ripetergli: scrivi, scrivi, scrivi!
Ora Paolo è grande e scrive, scrive a quattro mani insieme al fratello Claudio, morto anni prima. Una penna nera ed una rossa, un lavoro di dettatura, ma anche di elaborazione di una storia familiare e di un lutto che fa ancora male.
E non si tratta di mettere ordine dentro le scatole o nelle buste, non intendo un ordine fisico, intendo sistemare per bene i documenti dentro questo libro che tende a sfuggirmi da ogni parte.
Queste scritte sono come macchie rosse-viola sanguigne vagamente aghiformi come quelle che compaiono sul corpo di Claudio, tratto distintivo del suo grande male che è la leucemia.
La trama
Chissà se Paolo ha scritto questo romanzo camminando per le strade di Milano, quella città che sente troppo fredda, ma che quaranta anni prima ha accolto il padre Giovanni, detto Vannuzzo, o per le strade della sua città natia, Avola, in cui viveva la famiglia Di Stefano, una coppia di genitori con quattro figli meno uno più una.
Paolo Di Stefano ricostruisce un romanzo familiare, dall’infanzia del padre alla perdita, a soli sei anni, del fratello Claudio a causa della leucemia infantile. Lo fa attraverso l’agenda del padre del 1952, quella senza sovraccoperta, e grazie a frammenti di banalissima cronaca familiare depositati nel modesto archivio della memoria.
Paolo Di Stefano, inviato del Corriere della sera, regala una splendida, seppur romanzata, ricostruzione della storia della sua famiglia. Cercherò, quindi, di scrivere questa recensione entrando in punta di piedi in una storia intrisa di dolore e difficoltà anche se, all’inizio della lettura, mi veniva da “mussiare” come la zia Peppina e ora, a lettura completata, posso spiegarvi il perché.
La mia recensione di Noi
In tre delle quattro parti in cui è diviso, il libro risulta eccessivamente prolisso. Troppi dettagli (orari, vie, recapiti, nomi di medicinali) ne appesantiscono la lettura, la parte dedicata al passato del padre l’ho trovata poco bilanciata da quella dedicata alla malattia del fratello, di cui avrei preferito saperne di più. Il conflitto di Vannuzzo, diviso tra l’amore per la famiglia e la propria libertà, poteva, forse, essere spiegato in molte meno pagine. Dedicando così tanto spazio a queste minuzie, lo scrittore allontana il lettore, che si sente come uno spettatore di troppo.
Per fortuna la presenza del personaggio di Padre Pozzo, prete e confidente di Vannuzzo, smorza non poco la monotonia delle pagine, regalandoci sempre un sorriso con la sua schiettezza intrisa di sicilianità.
Il parroco, sul punto di perdere la santa pazienza, gli diede del maccarruni scimunito e nuovamente gli consigliò di mettersi a studiare per laurearsi al più presto.
La voce di Paolo e quella di Claudio sembrano inizialmente distanti, quasi autoreferenziali. Verso la fine del libro trovano un punto di unione incontrandosi in un vero e proprio dialogo. Paolo inizia ad ascoltare quella voce che non può più ignorare. Un bambino se ne va sempre troppo presto, e sopravvivere alla perdita di un figlio e di un fratello non è cosa semplice, ma si va avanti con quel verbo tanto odiato che tollera il dovere: rassegnarsi.
Noi non potevamo saperlo, ma è la vita a vincere, aveva ragione la moglie del preside Vassallo.
“Alla fine, il dolore non finisce mai ma ci si rassegna,” ripete nostra madre.
Si percepisce il dolore, quello della precarietà di non poter rimandare nulla, anche il semplice desiderio di Claudio di mangiare una pizza aspettando che sia lunedì.
Che cosa voleva dire?
Voleva dire che dovevano accontentarmi in ogni desiderio e che lunedì era troppo tardi?
Non mancano, però, temi interessanti nei quali possiamo rivederci anche noi, esterni alla famiglia, come la difficoltà per un siciliano ad emigrare al Nord negli anni cinquanta o la guerra, e di come le persone più umili l’affrontano.
Aiutami ad acquistare nuovi libri con l’Affiliazione Amazon
*Sono affiliata ad Amazon, dunque cliccando su Amazon e acquistando (entro 24h) Noi (e/o qualsiasi altro articolo) percepirò una commissione per un massimo del 10%. Tu non avrai alcun costo aggiuntivo, ma Amazon, pagandomi in buoni spendibili sul suo stesso sito, mi darà l’opportunità di per comprare libri di cui potrò parlarti sul blog e sulla mia pagina Instagram.
Ringrazio la casa editrice Bompiani per avermi fornito la copia omaggio.