Home Libri Recensione: La più amata di Teresa Ciabatti – disonora il padre per onorarlo

Recensione: La più amata di Teresa Ciabatti – disonora il padre per onorarlo

di Verdiana Quattrocchi

La protagonista, Teresa, de La più amata ripercorre la storia della sua famiglia, famiglia nella quale la figura del padre ha un ruolo chiave. In un susseguirsi di eventi, tra il reale e la finzione, narrati con lo stile incalzante di Teresa Ciabatti, la protagonista scoprirà cosa si cela dietro i ricordi della sua infanzia.

Titolo: La più amata
Autore: Teresa Ciabatti
Editore: Mondadori
Pagine:  p. 218
Voto: 4 / 5
Anno di pubblicazione: 2017
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Che lo sappiate tutti – paesani, poveri, invidiosi – guardateci passeggiare nel corso, io e lui vicini vicini, oh, papi, e voi che vi fermate a salutarlo, e lui che vi risponde con un semplice cenno del capo, come il papa, come dio, lui che risponde alle vostre celebrazioni, tenendo per mano la sua bambina. Solo lei. Solo me.

La più amata.

La trama

La più amata è un’intreccio di autobiografia, quella della protagonista Teresa, e di biografia, quella del padre, Lorenzo Ciabatti, chiamato il Professore. Teresa ci racconta del Professor Lorenzo Ciabatti, noto primario del San Giovanni di Orbetello oggi, bambino prodigio ieri. Durante i suoi studi in America, faceva parte di coloro che Frank Sinatra o Marilyn Monroe li hanno incontrati davvero. Quando lo scapolo d’oro della Maremma, incontra la dottoressa Francesca Fabiani decide che è il momento di sposarsi. Nascono così i due gemelli Teresa e Gianni.

Due ettari, una villa di quattrocento metri quadrati, una veranda sul mare e persino undici bagni. Questo è il tenore di vita di questa famiglia. Essere la figlia del Professore ti da vantaggi, potere e per Teresa anche amore. Lei si considera la più amata, non perché questa parola sia contemplata dalla sua famiglia, se c’è una parola a cui non si fa menzione è proprio questa, ma per quello che il suo cognome rappresenta. Ma usare il nome del padre come carta di accesso ai desideri non le basta. In un alternarsi di disonore e onore spicca un unico interrogativo: chi è davvero Lorenzo Ciabatti?

Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni e voglio sapere chi era mio padre.

Lo stile “rock” di Teresa Ciabatti

La forza della scrittura della Ciabatti mi si era già palesata con Matrigna (puoi leggere la mia recensione qui), romanzo successivo (2018) a La più amata (2017), ma che io ho letto prima.

Teresa è un personaggio diametralmente opposto a quello di Matrigna, Noemi. Egocentrica e sopra le righe la prima, schiva e timida la seconda. Ciò che le accomuna è la penna della scrittrice che, dando la sua impronta stilistica, confonde le due voci. Nei periodi brevi e nel ritmo incalzante Noemi sembra prestare la voce a Teresa e viceversa. Il suo incedere è stato definito addirittura rock, pochissime pause se non quelle scandite dai capitoli, una storia che ha già un suo carnefice e una sua vittima, ma si procede senza spiegazione, solo supposizioni, per arrivare alla fine e mettere in discussione quanto si è capito finora. Per questo motivo non ho ritenuto i due romanzi tanto distanti, cambiano le storie, ma lo stile è ben chiaro, definito e godibilissimo.

La mia recensione de La più amata

Negli ultimi mesi ho scoperto di scegliere le letture in base a tematiche molto simili tra di loro: l’educazione e il rapporto genitori-figli, temi, per altro, strettamente collegati. Ad una prima lettura ho risentito della corsa frenetica della sua scrittura, ma, una volta terminato il libro, ho sentito tutta la forza del suo messaggio che suona come un interrogativo: per capire chi siamo dobbiamo partire dai nostri genitori o usiamo loro come scusa per giustificare chi siamo diventati?

Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni e non trovo pace. Voglio scoprire perché sono questo tipo di adulto, deve esserci un’origine, ricordo, collego. Deve essere successo qualcosa. Qualcuno mi ha fatto del male. Ricordo, collego, invento.

Cosa ha generato questa donna incompiuta?

Teresa Ciabatti è molto brava a confondere il lettore sul falso e sul vero, sul reale e sull’immaginario.

È un libro che non ho subito apprezzato tanto che fino alla fine non sapevo quanto la mia recensione sarebbe stata positiva. Il personaggio (?) di Teresa è indisponente, sbatte i piedi ed urla in continuazione, ciò non mi ha permesso di empatizzare in alcun modo con lei. Ma non bisogna necessariamente rivedersi nei protagonisti per apprezzare un libro.

Leggere i libri della Ciabatti è come entrare nei manicomi di una volta e vedere anime perse che vagano incessantemente, su e giù, silenziose o urlanti, chiuse in sé stesse, catafratte in un’ossessione senza requie. (Antonio D’Orrico, La lettura)

Il personaggio di Teresa potrebbe essere come non essere inventato, i fatti non essere realmente accaduti, ma in virtù di una storia che funziona e di uno stile così riconoscibile, ha davvero poca importanza. Secondo posto al Premio Strega 2017 (dopo il vincitore Paolo Cognetti), una lettura adatta ad un pubblico vasto che apprezzerà il ritmo incalzante, tipico dei tempi moderni, e i temi familiari che sono intramontabili.

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