Aldous Huxley con Il mondo nuovo ci regala uno sguardo al futuro che contiene la migliore analisi possibile del presente.
Titolo: Il mondo nuovo (Brave New World)
Autore: Aldous Huxley
Editore: Mondadori
Pagine: 471
Anno prima edizione originale: 1932
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Probabilmente non avrei mai letto Il mondo nuovo senza la mia challenge di lettura ispirata dalla serie tv Pretty Little Liars (#PLLBookChallenge) di cui vi parlo in questo articolo. Mi fa sorridere il fatto che i libri di questa challenge siano collegati tra di loro. Come ne Il giovane Holden veniva citato Addio alle armi di E. Hemingway, tappa di giugno, qui si anticipa la tappa di luglio: La tempesta di W. Sheakeapeare.
Il libro lo prende in mano Aria nella puntata S03x12 nell’appartamento di Mr Fitz. Vi lascio di seguito l’estratto.
Il mondo nuovo
Come sarebbe bello se non si dovesse pensare alla felicità.
Ne Il mondo nuovo tutti sono felici. Sempre. A contribuire a questo imperituro stato emotivo c’è il soma, una pillola senza effetti collaterali, che cancella ogni turbamento. In questo mondo le persone vivono apparentemente una vita perfetta, fatta di vicende rassicuranti, accuratamente predisposte da «ingegneri emotivi», ma a che prezzo? Cittadini robotizzati, riprodotti in serie e divisi in classi sociali i cui ruoli sono stabiliti dal Centro per l’incubazione fin dalla loro creazione. Individui la cui coscienza critica è addormentata, schiavi di una società votata al mito dell’Efficienza e della Produzione: e vana sarà la lotta del selvaggio, che è ancora legato al superato culto del Libro e dei sentimenti, per sostituirli con la lettura di un’opera ormai incomprensibile e assurda come l’Otello.
«Perché non fa leggere loro l’Otello?»
«Perché il nostro mondo non è il mondo di Otello. Non si possono fare delle macchine senza acciaio, e non si possono fare delle tragedie senza instabilità sociale. Adesso il mondo è stabile. La gente è felice; ottiene ciò che vuole, e non vuole mai ciò che non può ottenere. Sta bene; è al sicuro; non è mai malata; non ha paura della morte; è serenamente ignorante della passione e della vecchiaia; non è ingombrata né da padri né da madri; non ha spose, figli o amanti che procurino loro emozioni violente; e condizionata in tal modo che praticamente non può fare a meno di comportarsi come si deve. E se per caso qualche cosa non va, c’è il soma… che lei getta via, fuori dalle finestre, in nome della libertà, signor Selvaggio. Libertàl»
La mia recensione de Il mondo nuovo
George Orwell e il suo clamoroso successo di 1984 (puoi leggere la mia recensione qui) hanno finito con il relegare Il mondo nuovo e le altre anti-utopie, come La macchina del tempo di H. G. Wells e Noi di E.I. Zamjatin, in un cono d’ombra.
Eppure io credo che Il mondo nuovo sia invecchiato ancora meglio di 1984. Nel libro di Orwell il lettore ha ben chiaro dall’inizio di non volersi trovare un giorno vittima di un grande occhio che lo spia, in una società controllata quasi esclusivamente dal castigo e dal timore di esso. Nel mondo di Huxley il castigo è raro e mite. In realtà si tratta di una celata manipolazione, non violenta, fisica e psicologica.
Aldous Huxley la definisce favola, forse per l’intento in qualche modo moralistico, ma quello che si trova davanti il lettore è un incubo grottesco. In Brave New World si affronta, con scintillante arguzia, il problema: se i progressi tecnologici dovessero portare alla creazione di un mondo in cui ogni individuo fosse perfettamente adattato all’ambiente da non essere più soggetto ad alcuno sforzo morale, sparirebbe e con essa le virtù tradizionali, i tradizionali metri di valutazione della personalità.
Più sfogliavo le pagine e più capivo che il mondo descritto è molto simile al nostro. Questa manipolazione delle forze non razionali (impulsi, istinti, desideri, aspirazioni, sensazioni ed emozioni) non sta portando ad un celato totalitarismo perfetto? Perfetto perché anche il cittadino ne è complice. Nel Mondo nuovo, la mente dell’uomo, dalla prima infanzia, è costituita solo da cose “suggerite”, come i bisogni “indotti”, dalla politica del: «è meglio buttare che aggiustare». Un esempio è il condizionare la massa ad utilizzare apparati complicati per praticare sport all’aria aperta o bandire la solitudine, e con essa, tutti i divertimenti solitari come la lettura.
Non si può consumare molto se si resta seduti a legger libri.
Il Grande fratello di Orwell soddisfa la sua brama di potere infliggendo dolore agli altri, Il Mondo nuovo lo fa in modo non meno umiliante. Vuole solo che i cittadini non diano fastidio, non pensino, e quale modo migliore se non legalizzando una certa forma di libertà sessuale? Un mondo fatto di pseudo-cose (pseudo-spumante ad esempio) e di succedanei (s. di gravidanza, s. di violenta passione) che insieme al soma non costituiscono un vizio personale, ma sono un’istituzione politica. Dietro tutta questa rincorsa alla felicità (di chi poi? forse non la nostra) si cela una delle armi più potenti dell’arsenale del dittatore.