In I leoni di Sicilia vediamo susseguirsi quattro generazioni della famiglia Florio in un’Italia in pieno vento di rivoluzione.
Titolo: I leoni di Sicilia – la saga dei Florio
Autore: Stefania Auci
Editore: Editrice Nord
Pagine: 448 p.
Voto: 5/5
Anno pubblicazione: 2019
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La trama
«Voglio andarmene da Bagnara.» è così che Paolo Florio scuote le paure e disorienta il fratello Ignazio, ancor più di quanto ha fatto il terremoto della notte prima del 16 ottobre 1799. È così che un magazzino a Bagnara Calabra diventa un emporio in uno dei maggiori porti del Mediterraneo, quello di Palermo. Nonostante ci sia una comunità di bagnaroti ad attenderli, il cuore di alcuni, come Giovanna, la moglie di Paolo, rimane nel paese natio e ben ancorato alla casa che i suoi genitori le hanno dato in dote.
La famiglia Florio non tarda a farsi un nome, la loro diventa la bottega con le spezie migliori della città. In una Palermo piena di famiglie con titoli nobiliari, ma senza soldi, sono loro ad avere i picciuli.
Perché i Florio non sono più semplici putiari. Sono commercianti, adesso, e possono dirlo a testa alta.
I Florio hanno molto potere, è il denaro a darglielo. Di carattere difficile e molto orgogliosi, non tarderanno a destare invidia e inimicizia tra i palermitani che gli faranno pagare lo sconto di essere forestieri.
La mia recensione di I leoni di Sicilia
Quando un libro è in cima alle classifiche e tutti ne parlano bene io diffido sempre. Questo è stato il motivo che, ahimè, mi ha tenuta lontana da questa saga. Per fortuna, ho rimediato presto leggendolo e amandolo.
I leoni di Sicilia è un libro che ho assaporato pagina dopo pagina, soffrendo con loro per l’abbandono della propria terra, percorrendo Via dei Materassi a Palermo e rispolverando quella piccola bottega che, grazie alle loro cuorna ruri (tipiche dei calabresi) si è trasformata in un impero. Ogni capitolo si apre con un detto siciliano e molti sono i riferimenti a questa terra che la scrittrice trapanese, Stefania Auci, conosce molto bene. Frasi in vernacolo rendono la vicenda ancora più autentica e la contestualizzazione storica è necessaria e rigorosa.
Hanno fibra forte e caparbietà anche contro l’arma dei vigliacchi: la maldicenza.
Ogni membro della famiglia Florio è caratterizzato molto bene, nonostante siano molto diversi tra di loro, hanno in comune la testardaggine, l’amore per il lavoro, il non mostrare mai i propri sentimenti attraverso le parole, hanno la corazza di chi impara ad essere duro per difendersi. Ciò lo dimostrano molte chiuse dei capitoli, nel quali si anticipano degli eventi i cui pezzi vengono messi insieme solo successivamente. Io li ho apprezzati tutti, nonostante la disparità di trattamento fra i sessi e le scelte, spesso, non condivise da tutti.
Credo che l’unica cosa che manchi in questa recensione sia il mio grandissimo apprezzamento verso Stefania Auci. La magnifica penna della scrittrice mette in ordine i vari pezzi di questa famiglia realmente esistita, facendoci dono delle loro vicende più intime. Sono le storie di amore, odio, amicizia e invidia che spiegano cosa ci sia dietro una delle famiglie più brillanti del diciannovesimo secolo.
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