Francis Scott Fitzgerald con Il Grande Gatsby porta nel panorama letterario il personaggio che maggiormente incarna il sogno americano, Jay Gatsby, oscuro avventuriero alla ricerca del suo posto nello sfarzo della società degli anni venti.
Titolo: Il Grande Gatsby (The Great Gatsby)
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Editore: Minimum Fax
Traduttore: Tommaso Pincio
Pagine: 236
Voto: 4/5
Anno prima pubblicazione: 1925
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Diede un segno di quanto fosse appagato dalla propria solitudine: allungò il braccio verso l’acqua scura in modo strano e, quantunque fossi lontano da lui, avrei giurato che tremasse. Senza volerlo, lanciai uno sguardo nella direzione del mare; e non distinsi null’altro che una luce verde, minuta e distante, forse l’estremità in un molo. Quando tornai a voltarmi verso Gatsby lui era svanito, e mi trovai ancora solo nella notte inquieta.
La trama
1922, West Egg (una località fittizia a Long Island).
Tutti si credono dotati di almeno una virtù cardinale, e questa è la mia: io sono una delle poche persone oneste che abbia mai conosciuto.
Così l’agente di borsa Nick Carraway, il narratore, si presenta al lettore. Da tre generazioni la sua famiglia è tra le più benestanti del Midwest. La bella ereditiera Daisy Fay, diventata la signora Buchanan grazie al matrimonio con Tom, ricco e famoso giocatore di polo, è sua cugina di secondo grado. Il modesto villino in cui vive, è situato accanto alla villa sfarzosa di un personaggio eccentrico e misterioso, Jay Gatsby. La fama delle feste sfrenate e sfarzose di Gatsby lo precede, ma dietro il suo fare tanto elegante quanto schivo circolano voci sul suo oscuro passato.
La mia recensione de Il Grande Gatsby
Il poeta T.S. Eliot, dopo aver letto per ben tre volte Il grande Gatsby afferma che esso «rappresenti il primo passo avanti per la narrativa americana dai tempi di Henry James». Ma F.S.Fitzgerald, a differenza si James, non da priorità allo studio dei personaggi, infatti, utilizza come narratore Nick Carraway, un personaggio curioso e affidabile, ma che avrà un punto di vista si preferenziale, ma anche circoscritto, lasciando molti residui congetturali irrisolti.
Il grande Gatsby è il romanzo più famoso di F.S.Fitzgerald, ma è quello che alla data di uscita gli ha portato meno notorietà. Seppur abbia apprezzato molto questo libro, lo considero un preludio a Tenera è la notte (per leggere la mia recensione vai qui) in cui la sua scrittura raggiunge, a mio avviso, una maggiore complessità strutturale e stilistica.
Il tratto distintivo del libro è senza dubbio la simbologia, il non detto che lascia spazio all’interpretazione del lettore. Nel personaggio di Daisy, ad esempio, io non vedo solo una ragazzina volubile, ma anche la ricchezza. Daisy rappresenta la luce verde che Jay cerca di afferrare, la guarda, la ammira, la desidera, vive tutta la sua esistenza cercando di afferrarla. I personaggi sono innamorati delle idee e non delle persone, decidono di perseguire solo un sogno che, una volta raggiunto, perde notevolmente di intensità.
Aveva cullato l’idea per tanto di quel tempo, l’aveva sognata in tutto il suo svolgersi, attesa a denti stretti, per così dire, con un’intensità di grado inconcepibile. Adesso, per reazione, si stava scaricando come un orologio con la molla tirata al massimo.
Dopo ave letto, uno di seguito all’altro, Il grande Gatsby e Tenera è la notte, ho “timore” nell’affrontare nuovamente F.S.Fitzgerald perché, se da una parte ho voglia di immergermi nelle atmosfere che è bravissimo a creare, dall’altra temo che il tema della ricchezza risulti ridondante.
Adattamento cinematografico
Il libro si completa perfettamente con il film del 2013 diretto da Baz Luhrmann. Se da una parte il regista spinge maggiormente sull’aspetto sentimentale dei protagonisti (vedi la scena delle camicie), dall’altra ricrea perfettamente lo sfarzo, nelle musiche (come Young and Beautiful di Lana Del Rey), nell’uso delle luci e nei costumi.
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