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Recensione: Malinverno di Domenico Dara

di Verdiana Quattrocchi
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Malinverno è la storia dell’unico bibliotecario guardiano del cimitero che l’umanità abbia mai avuto.

Titolo: Malinverno
Autore: Domenico Dara
Editore: Feltrinelli
Collana: I Narratori
Pagine:  p. 336
Voto: 5/5
Anno pubblicazione: agosto 2020
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Io ho preferito al contrario di fare di questa vita interiore il recinto della mia esistenza, di lasciarla affiorare in superficie, e forse in questo consiste la mia diversità, nell’aver confuso ciò che il resto degli uomini sa ben separare, alla maniera di Madame Bovary o di don Chisciotte che tentarono di imporre il loro tempo al tempo del mondo.

La trama

Siamo a Timpanara, un paesino dal nome inventato, ma con tutte le caratteristiche del Sub Italia. Ci si conosce (quasi) tutti, una biblioteca e nessuna libreria, come se il libri fossero di tutti. Il protagonista, e voce narrante, è Astolfo Malinverno, un uomo che si divide tra il lavoro di bibliotecario e quello di custode del cimitero. Girando fra le tante tombe, si invaghisce di una foto attaccata ad una lapide come un’immagine fuori testo senza didascalia. La chiama Emma perché quel volto somiglia a una donna cara, Emma Bovary, la cui mente, come quella del protagonista del classico francese, era stata “guastata” dai romanzi.
Così immagina Emma entrare in biblioteca e chiedere proprio il classico di Flaubert: “una donna assetata d’amore, impaziente di scoprire quante parole di quel libro sono sovrapponibili alle pagine del suo diario che ogni sera conserva nel cassetto”.

La mia recensione di Malinverno

Sulla tomba di Astolfo Malinverno ci potrebbe essere scritto: “custode di libri, guardiano del cimitero, protettore dei vinti”. Astolfo da bambino seppelliva vari animali conservando i corpi in scatole di vario tipo. Oggi conserva dentro di sé quella vocazione alla morte che aspettava solo il momento giusto per mostrarsi. Astolfo è come se fosse il conciliatore di un mondo immaginario, quale quello dei libri, e di quello reale.

È difficile parlare di Maliverno senza soffermarsi prima sul protagonista. Quello che mi ha colpito di più, infatti, è proprio il personaggio principale, un uomo sensibile, empatico, che riesce a godere delle piccole gioie della vita, che ha la virtù della pazienza e che si prende cura di chi soffre per un amore perso o mai dichiarato, e che ama profondamente la letteratura. È senza dubbio un bibliotecario atipico, ogni volta che gli viene restituito un volume spera sempre di trovarlo sottolineato, la traccia dell’uomo sulle pagine gli fa capire che il libro è stato realmente vissuto. Si, perché Astolfo parla dei libri come se avessero una vita, e quindi anche una morte, una fine che merita una vera e propria sepoltura…

I personaggi che incontriamo in questo libro, sono quasi tutti secondari, è molto netta la differenza tra la scena che prende Astolfo e quella dedicata agli altri. Nonostante ciò, ognuno ha un ruolo, anche colui che incontriamo solo per poche pagine riesce a lasciare un messaggio. Anche se l’epilogo del libro lascia un po’ di malinconia e nonostante lo stato d’animo sofferto di molti personaggi (stiamo parlando di persone che gravitano attorno ad un cimitero non dimentichiamocene) Domenico Dara ha la capacità di indurre il lettore a profonde riflessioni.

Avevo iniziato a leggere il libro in ebook, ma dalle prime pagine ho capito che dovevo possedere questo libro nella mia biblioteca e che sarebbe entrato a diritto tra i miei libri del cuore. In effetti, non mi sono sbagliata!

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