Home Frasi e Aforismi La Trilogia di Zuckerman (o americana) – le migliori citazioni di Philip Roth

La Trilogia di Zuckerman (o americana) – le migliori citazioni di Philip Roth

di Verdiana Quattrocchi

Il 22 maggio del 2018 scompare lo scrittore Americano Philip Roth ed io inizio solo allora a conoscerlo. A distanza di due anni, e dopo la lettura di alcuni suoi scritti, ho deciso di dargli omaggio raccogliendo in questo articolo le citazioni più belle della sua opera più conosciuta: la Trilogia di Zuckerman, o trilogia americana.

La trilogia di Zuckerman (o americana)

La Trilogia Americana, usando le parole di Claudia Roth Pierpont, tratte dal suo saggio Roth scatenato , «rappresenta il coronamento di un sogno letterario epico nato dalla lettura di Thomas Wolfe». I tre romanzi di cui è composta, Pastorale Americana, Ho sposato un comunista e La macchia umana, sono la chiave di volta di tutta la produzione rothiana. Se con Il Teatro di Sabbath, nel 1995, Philip Roth vince il National Book Award, con Pastorale Americana vince il Premio Pulitzer per la Narrativa nel 1998.

Dopo il cinico Sabbath, Roth ha bisogno di scrivere di «un brav’uomo». Così, nel 1997, nasce «Lo Svedese», Seymour Irving Levov, il protagonista di Pastorale Americana. L’anno successivo è la volta di uno dei libri preferiti di Roth, Ho sposato un comunista in cui vediamo «la testa calda» di Ira Ringold, personaggio che gli offre molto spazio di manovra sul piano emotivo. Se Pastorale Americana e Ho sposato un comunista parlano di persone schiacciate dalla storia, La Macchia umana parla di persone che tentano di fuggire dalla propria storia. Così nel 2000 Philip Roth chiude questa ideale trilogia con il professore universitario di lettere classiche Coleman Silk.

Le loro storie non ci arrivano per vie dirette, ma dall’alter ego di Philip Roth, Nathan Zuckerman, non più un giovane scrittore in erba, ma un uomo sessantenne, impotente e incontinente dopo un intervento alla prostata, che vive da solo dedicandosi interamente al lavoro come E. I. Lonoff, il suo professore e mentore che ritroviamo ne Lo scrittore fantasma (di cui puoi leggere la mia recensione qui).

Zuckerman non è né un narratore onnisciente, né parte attiva della storia; semmai, è un inventore di coscienza pienamente cosciente. (Roth scatenato, Claudia Roth Pierpont)

Zuckerman racconta i fatti come gli vengono raccontati, se volesse saperne di più dovrebbe inventare, ed è così che fa, ricostruendo la vita di questi tre personaggi, scrivendo per loro, ma sopratutto su di loro.

Nel bene e nel male, io posso fare solo quello che fanno tutti quelli che credono di sapere. Immagino. Sono costretto ad immaginare. Si dà il caso che sia quello che faccio per vivere. È il mio lavoro. È l’unica cosa che faccio ormai. (La macchia umana, Philip Roth)

Pastorale Americana

Pastorale Americana di Philip Roth

Pastorale Americana di Philip Roth

Titolo: Pastorale Americana (American Pastoral)
Editore: I documenti del Corriere della Sera
Pagine: 458 p.
Voto: 5/5
Anno prima edizione originale: 1997
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Leggi la mia recensione completa qui.

L’eterna contraddizione degli ebrei – che vogliono integrarsi e vogliono star fuori, che dicono di essere diversi e dicono di non essere diversi – si risolveva nel trionfale spettacolo dello Svedese. (pag. 24)

Nessuno attraversa la vita senza restare segnato in qualche modo dal rimpianto, dal dolore, dalla confusione e dalla perdita. (pag. 24)

Capire bene la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare dimenticare di avere ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite…Beh, siete fortunati. (pag. 41)

Aveva imparato la lezione peggiore che la vita possa insegnare: che non c’è un senso. E quando capita una cosa simile la felicità non è più spontanea. È artificiale e, anche allora comprata al prezzo di un ostinato estraniamento da se stessi e dalla propria storia. (pag. 88)

La vita è un breve periodo di tempo nel quale sei vivo. (pag. 269)

E niente poteva farci lui. L’uomo smania sempre più di far qualcosa proprio quando non gli resta più niente da fare. (pag. 292)

La gente è infallibile: sceglie quello che ti manca e poi non te lo dà. (pag. 301)

Ho spostato un comunista

Ho sposato un comunista di Philip Roth

Ho sposato un comunista di Philip Roth

Titolo: Ho sposato un comunista (I married a comunist)
Editore: I documenti del Corriere della Sera
Pagine:  p. 350
Voto: 3 / 5
Anno prima edizione originale: 1998
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Non è l’essere arrabbiati che conta, è l’essere arrabbiati per le cose giuste. Le dissi: guardalo dalla prospettiva darwiniana. La rabbia serve a renderti efficiente. Questa è la funzione per la sopravvivenza. Ecco perché ti è stata data. Se ti rende inefficiente, mollala come una patata bollente. (pag. 86)

Sai qual è una delle sensazioni più belle della vita? Forse la migliore? Non avere paura. (pag. 106)

Non avevo immaginato di quanta libertà si poteva godere una volta che l’egoismo si fosse liberato dalla remora della paura sociale. (pag. 143)

L’abitudine si forma quando si è traditi. La causa è il tradimento. Pensa alle tragedie. Cosa provoca la melanconia, la follia, lo spargimento di sangue? Otello: tradito. Amleto: tradito. Lear: tradito. Si potrebbe addirittura sostenere che anche Macbeth viene tradito (sa se stesso), anche se non è la stessa cosa. (pag. 200)

Ognuno percepisce l’esperienza, non come una cosa da fare, ma come una cosa da fare per poterne parlare. (pag, 241)

L’alto tradimento, diversamente dall’adulterio, è un delitto capitale. (pag. 286)

La macchia umana

La macchia umana di Philip Roth

La macchia umana di Philip Roth

Titolo: La macchia umana (The Human stain)
Editore: I documenti del Corriere della Sera
Pagine:  p. 395
Voto: 5 / 5
Anno prima edizione originale: 2000
Acquistalo su Amazon*: edizione Einaudi

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Nascosto era anche il piccolo tatuaggio blu. […] Un piccolissimo simbolo che mi ricordava perché la nostra comprensione della gente dev’essere sempre, per forza, nel migliore dei casi, difettosa. (pag. 25)

Nel momento in cui un uomo comincia a parlarti di sesso, ti sta dicendo qualcosa che riguarda tutt’e due. Il novanta per cento delle volte non accade, e forse è meglio così, ma se non raggiungi un certo livello di candore a proposito del sesso e scegli invece di comportarti come se fosse l’ultima delle tue preoccupazioni, l’amicizia maschile non è completa. La maggior parte degli uomini non trovano mai un amico del genere. Non è comune. (pag. 31)

Niente dura, e nondimeno niente passa. E niente passa proprio perché niente dura. (pag. 59)

La macchia umana. […] È in ognuno di noi. Insita. Inerente. Qualificante. La macchia che esiste prima del suo segno. Che esiste senza il segno. La macchia così intrinseca che non richiede un segno. (pag. 266)

La morte interviene e semplifica ogni cosa. Ogni dubbio, ogni apprensione, ogni incertezza viene spazzata via dalla più grande minimizzatrice, la morte. (pag. 321)

L’organizzazione della superficie terrestre, così concreta e degna di rispetto, era ammirabile per la prima volta dopo molti mesi, un memento della terribile forza abrasiva del ghiacciaio che aveva raschiato questi monti alla fine del suo rimbombante scivolone meridionale. (pag. 325)

Per quanto il mondo sia pieno di gente che va in giro credendo di conoscerti, di conoscere te o il tuo vicino, l’ignoto è davvero senza fondo. La verità che ci riguarda è infinita. Come le bugie. (pag. 346)

Ma il periodo dell’odio è che, una volta cominciato a coltivarlo, hai cento volte più di quanto ti aspettassi. Una volta cominciato, non ti fermi più. Non conosco nulla di più difficile da controllare dell’odio. È più facile smettere di bere che smettere di odiare. Ed è tutto dire. (pag. 360)

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