Quello che leggiamo sull’etichetta dei prodotti non equivale (quasi) mai al prodotto che stiamo acquistando. In Siete pazzi a Mangiarlo! Christophe Brusset ci fornisce una guida su come muoversi all’interno del meraviglioso mondo dell’agroalimentare e ci dice quando sia il caso di riporre quella graziosa confezione di tè dai colori (solo quelli) molto accattivanti. Ma si sa: è marketing, è tecnicamente corretto.
Titolo: Siete pazzi a mangiarlo! (Vous etes fous d’avaler ca!)
Autore: Christophe Brusset
Editore: Piemme
Pagine: 277, brossura
Voto: 3/5
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Una delle regole fondamentali del marketing è che l’idea che si fa del prodotto è più importante del prodotto stesso […] Nespresso non vende caffè, ma un’esperienza; la Ferrari non vende automobili, ma un sogno; Danone non vende yogurt, ma prodotti lattieri buoni per il vostro corpo; Apple non vende telefoni, ma innovazione; Lacoste non vende polo, ma uno stile di vita elegante e rilassato.
Ma il passo dal vendere un prodotto dal packaging sfarzoso alla frode alimentare è breve.
Nel corso di questi trenta capitoli Brusset, ingegnere francese che ha lavorato per anni ai massimi livelli delle principali multinazionali del cibo, ci svela i meccanismi allucinanti dell’industria alimentare, dopo esserne stato testimone e complice.
Ogni capitolo è dedicato ad un alimento diverso e su come lo scrittore sia venuto a conoscenza di alcuni meccanismi, se non illeciti, senza dubbio scorretti, tramite studi e statistiche o in prima persona. Ne parla in veste di ingegnere, compratore, trader o direttore degli acquisti dell’Azienda di turno, ma anche come consumatore, perché i gamberetti congelati circondati da un generoso strato di ghiaccio (è quello che chiamano glazing, ovvero “glassatura”) sono arrivati anche sulla sua tavola, come si dice? Chi la fa…l’aspetti!
Ovviamente ad aprire le danze è Il pericolo giallo: la Cina. È responsabile di aver aggiunto la formica, sostanza tossica e ricca di azoto, al latte per aumentare artificialmente il tasso di proteine o della pittura tossica nel pane per simulare la presenza di granoturco.
La strategia cinese è semplice: innanzitutto mirare ai mercati mondiali che hanno bisogno di una mano d’opera considerevole, poi prendere come riferimento il prezzo mondiale e offrire un prodotto equivalente a un prezzo dal 10 al 20 % meno caro. […] Così la Cina ha inondato il pianeta di champignon in scatola, pomodoro concentrato, vasetti di asparagi, aglio, succo di mela, pere sciroppate, fagiolini surgelati, cavolfiori , funghi porcini e spugnole…tutti prodotti che i cinesi non consumano, o consumano poco.
Ma se pensate che la Cina detenga il monopolio vi sbagliate. Brusset fa un po’ di pulizia anche in casa nostra, l’Europa, ma anche in India, Africa, Turchia. Ci parla del pomodoro, dal colore più bruno che rosso, pieno di tracce di lieviti e di muffe, del “miele” che spesso non è altro che una mistura artificiale di sciroppi di glucosio e di fruttosio industriali colorata con il caramello e ingegnosamente aromatizzata.
Chi ancora ha dubbi se comprare a km zero, è bene che legga questo libro. Che voi siate lettore assidui o meno questa lettura è adatta a tutti. Complice la sua ironia, le pagine scorrono velocemente se pur meriterebbero delle pause di approfondimento e riflessione. Inutile dirvi che dopo questa lettura storcerete il naso alla vista di barattoli contenenti (forse) origano, ma più probabilmente sommacco, ai vasetti di yogurt fatti con frutta guasta o difettata che ci penserete due volte ad acquistare una marmellata di fragole che probabilmente del frutto ha solo i semini. I frutti senza difetti, appetitosi, non servono a fare puree, passate o altre composte o marmellate: sarebbe uno spreco totale. Sono venduti così come sono, molto più a caro prezzo, messi in scatola o surgelati, servono essenzialmente come decorazione per torte o ciliegie candite o venduti direttamente al consumatore.
Non è un libro di inchiesta, ma ha fornito le basi per quelle condotte da testate giornalistiche o programmi televisivi con Striscia la notizia o Le Iene. Brusset si trova, suo malgrado, ad essere diviso tra il lavoro e l’etica.
Mi sentivo diviso. Ero soddisfatto per aver svolto il mio lavoro fornendo una soluzione a un problema della mia impresa. Ma, allo stesso tempo, mi ero reso perfettamente conto che l’Azienda non si faceva scrupoli etici quando c’era di mezzo il business, e che solo e soltanto il fine, il profitto a breve termine, giustificava i mezzi. Cosa ne era della qualità e di tutto quello che mi avevano insegnato i miei genitori e i miei professori? Palesemente qui non era la priorità.
Il libro si conclude con le stesse premesse con cui è iniziato: la raccomandazione che leggiamo all’ultima pagina: Il cibo dev’essere la vostra medicina, non il vostro veleno ribadisce quella della prima: Consumatori, siete voi che avete il potere!
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