Eugenie Grandet, secondo volume del ciclo di romanzi Comedie humaine di Honore De Balzac, è il ritratto fedele della società francese di fine ‘800 in tutti i suoi aspetti. Una società in cui le persone vengono pesate in base all’oro che posseggono, la giovane e inesperta Eugenie, figlia del personaggio letterario più avaro di tutti i tempi, si contraddistingue per la sua semplicità, spontaneità e gentilezza.
Titolo: Eugenie Grandet
Autore: Honore De Balzac
Editore: Mondadori
Pagine: p. 252
Anno prima edizione originale: 1833
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Lo scrittore: Honore De Balzac
Quattro uomini avranno avuto una vita immensa…: Napoleone, Cuvier, O’Connel, ed io voglio essere il quarto. (Honore De Balzac).
Nella letteratura francese il passaggio dall’ideale al reale è aperto da un grande narratore romantico, Honore De Balzac (1799-1850), che trae gli strumenti per leggere in modo nuovo il reale.
Leggendo Eugenie Grandet il primo pensiero è stato: mi ricorda tanto Madame Bovary! Non a caso molti ritengono che senza Balzac non ci sarebbero stati né Flaubert né Zola, non tanto nel dare ricette sul modo di scrivere, quanto sul mettere in luce realtà finora taciute.
Purtroppo la sua vita è stata costellata di insuccessi. Se con la sua fantasia rende i suoi personaggi ricchi o miserevoli con un’incredibile padronanza delle leggi che reggono gli affari e l’economia, lui è un uomo perennemente in lotta con il problema di vivere negli agi, sempre alle prese con i debiti, legato alla benevolenza o all’indulgenza degli amici.
Il punto di forza del romanzo: i protagonisti
La società non fa forse dell’uomo, a seconda dei luoghi dove si svolge la sua azione, tanti uomini diversi quante sono le specie della società umana, tanti uomini diversi quante sono le specie della zoologia?
Non è il pensiero a fare la grandezza di Balzac: è la sua conoscenza dei meccanismi sociali e la sua aderenza al reale. Egli stesso si definisce analista e pittore della città contemporanea. Questa realtà è rappresentata dai suoi personaggi, che ci «appaiono subito irti nelle loro caratteristiche» (Henry James).
I personaggi principali: Eugenie, monsieur e madame Grandet, la domestica Nanon (donna corpulenta “addestrata” da Grandet a risparmiare fino all’ultimo centesimo) e il cugino Charles che viene da Parigi e che ci regala il più grande colpo di scena del romanzo.
Eugenie incarna la tipica vittima moderna. Attirata dal bel giovane Charles, lo ama e lo protegge. Ma non è ancora una Madame Bovary. Riesce a trovare una sua strada senza farsi annientare dalle sofferenze. Balzac a differenza di Flaubert non è impassibile e impersonale, guarda Eugenie con affetto tanto quanto con sospetto Charles.
La pietà.
In questo sentimento sublime, la donna è superiore all’uomo; è l’unica superiorità ch’ella voglia far avvertire, l’unica ch’ella perdoni all’uomo di lasciarle esercitare su di lui.
Monsieur Grandet, padre di Eugenie, cita frequentemente Napoleone, modello degli ambiziosi «arrivati». Le parti più esilaranti sono legate proprio a lui. Ometto intelligente e speculativo, fa vivere la famiglia nella totale indigenza, per lui il denaro non si spende: si investe o si accumula, finge persino di essere sordo e balbuziente per confondere l’interlocutore durante gli affari.
Gli avari non credono in una vita futura, per loro il presente è tutto. Questa considerazione getta una luce orribile sulla nostra epoca, nella quale più che in qualsiasi altra il denaro domina le leggi, la politica, i costumi. Istituzioni, libri, uomini, dottrine, tutto cospira a minare quella fede in una vita futura su cui da milleottocento anni poggia l’edificio della società. La morte è un trapasso poco temuto. Il futuro che ci attendeva dopo il requiem è stato trasferito al presente. Tutti pensano a raggiungere per fas et nefast? il paradiso terrestre del lusso e dei vani godimenti, a indurire il cuore e a macerare il corpo per il possesso di beni effimeri, come un tempo sì pativa il martirio della vita per il possesso di beni eterni!
Un protagonista invadente. Il denaro
Balzac, diverso in questo da altri romantici, non concede all’amore un posto di primo piano tra le passioni. Protagonista piuttosto invadente de La Commedia Umana è piuttosto il denaro.
Le frequentazioni del giovane Balzac sono agiati borghesi la cui filosofia si basa su due verità essenziali, la prima è che il denaro è l’«unico dio moderno in cui si abbia fede» (La cugina Bette), la seconda è che il lavoro, e non il genio o i diritti ereditari, a decidere tutto; niente è regalato.
Per Balzac il denaro non è né bene né male, ma semplicemente una forza, che può usarsi in vari modi.
Anche Eugenie Gradet, tra gli eroi puri di Balzac, deve fare i conti con il suo potere, e a volte soccombe, in un significativo coincidere della loro purezza con l’incapacità negli affari e nell’amministrazione della vita quotidiana.
Lo stile
Il ritmo del romano è incalzante, complice la mancanza di capitoli. La costruzione intricatissima è ricca di minuziosità, intrighi e combinazioni finanziarie descritte senza risparmio di particolari.
L’apparente inutilità di alcune divagazioni e lo stile greve di alcune descrizioni che punteggiano notoriamente i suoi testi, in Eugenie Grandet li ho trovati divertenti e affascinanti, come un esempio di una visionaria creatività.