La legge e la signora è un classico che parla di come l’amore di una donna sia la forza maggiore che abbia per affrontare pregiudizi e difficoltà.
Titolo: La legge e la signora (The Law and the Lady)
Autore: Wilkie Collins
Editore: Fazi
Collana: Le strade
Pagine: 401 p.
Voto: 2,5/5
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La trama
Il titolo La legge e la signora da già un’anticipazione delle tematiche del libro. È, infatti, incentrato sul personaggio principale femminile che ha a che fare con la giustizia. Valeria è una donna molto sicura di sé e determinata. Sceglie di sposare Eustace Woodville senza il consenso dei suoi cari e di battersi per la battaglia più difficile della sua vita, dimostrare l’innocenza del marito per l’accusa di uxoricidio. Valeria dopo qualche giorno dalle nozze scopre che il cognome di Eustace in realtà è McCallan, cognome, purtroppo, molto conosciuto in Scozia per via di un caso di cronaca. In Scozia, quando la giuria è in dubbio se condannare o rilasciare l’imputato portato in giudizio, le è permesso di esprimere il dubbio sottoforma di compromesso. Eustace aveva subito il verdetto scozzese tre anni prima e corrisponde all’assoluzione per mancanza di prove. Così comincerà l’avventura della nostra protagonista che per affermare l’innocenza dell’uomo che ama si improvviserà detective.
La legge e la signora è il classico esempio di come le sinossi e le frasi poste in quarta di copertina siano ingannevoli. Fin dalle prime pagine ho avuto il dubbio che Wilkie Collins non fosse uno scrittore dell’800, ma bensì qualcuno che scriveva di una vicenda ambientata nell’800 in quanto non segue le regole e i modelli della società vittoriana.
La mia recensione di La legge e la signora
Valeria sarà la prima investigatrice donna in un romanzo poliziesco, ma indaga in una maniera del tutto empirica e fortuita. Le problematiche di questo racconto hanno origine fin dalle prime pagine. Come siano arrivati a conoscersi Valeria e Eustace non è dato saperlo, peccato perché avrebbe sciolto molte mie perplessità riguardo la devozione di questa donna. Vorrei dire che W. Collins non conosce bene il genere femminile dal momento che nessuna donna, spero, si batterebbe così per un uomo che l’ha portata all’altare tenendole nascoste informazioni talmente delicate sul suo passato.
Non posso non tenere conto in questa recensione delle premesse che W. Collins fa nella nota per il lettore. Afferma che le azioni degli esseri umani non sono sempre invariabilmente governare dalle pure leggi della ragione e che (questo vale soprattutto per le donne) non c’è modo di consacrare il nostro amore a chi davvero lo merita. Non posso che essere d’accordo, ma a mio avviso come Valeria e Eustace si comportano rasenta il ridicolo.
A mio avviso il romanzo acquista significato solo se si sposta il genere dal poliziesco al romanzo sentimentale con tratti psicologici. I veri “personaggi” sono le varie tipologie di amore, in questo caso, amori malati. La donna devota sempre e comunque al marito, l’uomo che scappa invece di intraprendere un dialogo, la ragazza sottomessa ad un “padrone”, il dongiovanni che, una volta invecchiato, può contare solo sulla compagnia di una donna speculativa, fin ad arrivare alle deformità che inducono a legarsi ad un compagno solo attraverso il ricatto.
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