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Recensione: Il libro del mare di Morten A. Strøksnes

di Verdiana Quattrocchi
Il libro del mare

Il libro del mare è la storia vera di due amici che con un piccolo gommone e quattrocento metri di lenza partono alla caccia del più grande squalo della Groenlandia

Titolo: Il libro del mare o come andare a pesca di uno squalo gigante con un piccolo gommone in un vasto mare. (Havboka)
Autore: Morten A. Strøksnes
Editore: Iperborea
Collana: I Boreali. La grande letteratura del Nord
Pagine: 302 p.
Voto: 3,5/5
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Un paio di miliardi di anni fa la terra intera era coperta d’acqua, forse con l’eccezione di alcune piccole isole lontane tra loro. E ancora oggi il mare costituisce più del settanta per cento della superficie terrestre. Qualcuno una volta ha scritto che il nostro pianeta non dovrebbe chiamarsi Terra: dovrebbe semplicemente chiamarsi Mare.

La trama

Il libro del mare è per gran parte un libro di non fiction, lo definirei un saggio di divulgazione scientifica. La restante parte ha uno stile autobiografico e Strøksnes ci accompagna nel suo avventuroso viaggio con l’amico Hugo. In una giornata caratterizzata da sole, caldo e assenza di pioggia i due amici decidono così di intraprendere il viaggio più emozionante della loro vita. Da un racconto tramandato da padre in figlio nasce una grandiosa avventura per mare a caccia dello squalo della Groenlandia.

L’impresa si svolge in territorio norvegese, nel tratto di mare tra Bodø e le Lofoten, più precisamente nel Vestfjorden. Nelle fosse e nei canali profondi del fiordo nuota lo squalo della Groenlandia, una creatura che può raggiungere i sei-sette metri di lunghezza e i milleduecento chili di peso.

È un essere ancestrale che nuota negli abissi dei fiordi norvegesi, fin quasi al Polo Nord. Ma perché scelgono di cacciare proprio lui? Ne il libro del mare impariamo che lo squalo della Groenlandia non è parente dello smeriglio, come molti credono e tanto meno la sua carne è così tanto gustosa, per la verità non interessa a nessuno, tranne a loro.

Hugo medita diversi progetti artistici in cui usare lo squalo. I quadri che dipinge sono generalmente astratti, ma molti li interpretano come reali marine, cioè soggetti locali. Le storie attorno a questa creatura accendono da anni la fantasia di Hugo.

Quando parlava dello squalo della Groenlandia, il suo sguardo aveva una luce speciale e la sua voce cambiava: le storie sentito da bambino non avevano mai smesso di fare presa su di lui. E aveva visto la maggior parte dei pesci e degli animali che popolano il mare, ma non aveva mai visto uno squalo della Groenlandia.

Anche su Strøksnes il mare ha sempre avuto una forte attrazione, così nonostante gli impegni risponde senza esitazione: «Si, andiamo per mare a caccia dello squalo della Groenlandia!»

La mia recensione de Il libro del mare

Quando ho comprato questo libro non sapevo bene cosa aspettarmi, ma quando sono partita per il viaggio in Norvegia sono stata sicura del libro da portare con me.
Percorrere il fiordo con il battello elettrico, tenendo in mano il Il libro del mare, è stata un’esperienza unica. Il fiordo in questione, visibile anche in foto, è il Sognefjord,  il secondo più lungo al mondo e il più profondo.

Un volta tornata in Italia la magia è scomparsa, ma la curiosità è rimasta. Seppur non vi sia una narrazione che ti tenga incollata alle pagine, le informazioni sul mondo marino le ho trovate interessanti e a tratti divertenti. Non mi sarei mai immaginata una vastità di specie così curiose da far impallidire chi le forme di vita le inventa. Pesci dai colori sgargianti che camminano sul fondo con le braccia, granchi-Yeti avvolti in una pelliccia bianca, pesci diavolo con una canna da pesca che gli oscilla avanti e indietro come l’asta di un metronomo o infine il calamaro gigante sono solo alcune delle specie di cui non conoscevo l’esistenza.

Questo mio secondo approccio con la letteratura nordica mi ha ricordato molto il primo: L’uomo che collezionava mosche di Fredrik Sjöberg (se vuoi leggere la mia recensione clicca qui). Il libro del mare è ricco di digressioni come quello di Sjöberg,  per questo motivo la mia recensione, anche in questo caso, non è del tutto positiva.  Morten Strøksnes ha però un approccio più scientifico e tratta un argomento che stuzzica maggiormente la mia curiosità e tiene viva la mia attenzione. Nella votazione finale, infatti, non ho potuto fare a meno di aggiungere un parametro che è, appunto, la Curiosità. Persino gli amanti della musica troveranno di che parlare:

Hugo e io non aggiorniamo la nostra musica così di frequente, quello che ascoltiamo ha spesso e volentieri una quarantina d’anni. Faccio un tentativo con Ummagumma, il doppio album dei Pink Floud del 1969. È annoverato tra le cose più eccentriche che abbiano mai pubblicato, e quasi tutta la band ne ha preso le distanze. Ma Hugo appartiene invece alla cerchia piuttosto ristretta che considera quel disco un mostruoso capolavoro.

Infine non posso non evidenziare in questa recensione l’attenzione che Strøksnes pone sull’ambiente. Un ambiente anche quello norvegese bistrattato e carico di rifiuti. Barriere coralline e molte specie animali sono danneggiate da quella che sta diventando una vera e propria emergenza plastica.

La plastica e molti veleni che contiene non si deterioreranno prima di mille anni. […] Quando la plastica è dissolta in microparticelle, viene assorbita dal plancton, o precipita sul fondo, dove gli animali bentonici a loro volta la assorbono.

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