Fredrik Sjöberg ci presenta un romanzo-conversazione in cui ci porta a scoprire che «tutti nell’intimo siamo collezionisti di mosche, anche se non ce ne siamo mai accorti».
Titolo: Il collezionista di mosche
Autore: Fredrik Sjöberg
Editore: Iperborea
Collana: I Boreali. La grande letteratura del Nord
Pagine: 204 p.
Voto: 3/5
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Capitano però dei giorni, in genere i più belli, che c’è in giro così tanta gente che può succedere che mi stanchi di spiegare chi sono e cosa faccio e allora mi metto ad inventare frottole, più o meno come un autostoppista. Mentono quasi sempre, gli autostoppisti, di sicuro comunque sulle strade principali, altrimenti si annoierebbero a raccontare sempre la stessa storia. Passare un’intera giornata su una statale, cambiando magari una dozzina di automobilisti e rispondendo sempre alle stesse domande su dove si va e perché può essere molto pesante per chi si attiene alla verità. Per questo gli autostoppisti hanno vite tanto interessanti. Sono bugie, tutte quante. La stessa cosa vale per i cacciatori di mosche che non vengono lasciati in pace.
«Che cosa stai facendo?»
«Sono a caccia di farfalle.»
La trama
L’arte di collezionare mosche non è il primo libro di Fredrik Sjöberg, ma è sicuramente il libro che ha fatto di lui uno degli autori svedesi più letti sia in patria sia all’estero.
E’ un autobiografia (e non solo) della vita dell’autore e di come la sua passione di collezionista l’abbia portato a osservare il mondo da un’altra ottica. Lui colleziona un tipo particolare di mosche, i sirfidi. I Syrphidae hanno la forma del corpo simile a quella di una comune mosca domestica, e sebbene sembrino vespe o api per via delle strisce nere e gialle del manto, sono innocui. Abbondano nell’idilliaca isoletta svedese dove si è trasferito Sjöberg che rappresenta uno dei maggiori esperti e collezionisti.

Criorhina ranunculi
La sua autobiografia viene intervallata dalla storia dell’entomologo, esploratore e collezionista d’arte René Malaise, geniale inventore della trappola che ha permesso di scoprire migliaia di nuove specie. Non mancano altri curiosi personaggi tra cui l’affascinante Ester Blenda Nordström, del finlandese Olavi Sostavalda e dell’ornitologo Sten Bergman.
Fredrik Sjöberg ha in seguito continuato il suo percorso scrivendo altri due libri che, con L’arte di collezionare mosche, pubblicato in lingua originale nel 2004, formano un’anomala trilogia autobiografica: L’arte della fuga (Flyktkonsten), del 2006, e Il re dell’uva passa (Russinkungen) del 2009.
La mia recensione
Il carattere tutto originale rende il libro di difficile collocazione, è sia un saggio che un romanzo, a tratti è autobiografico in altri biografico o, per meglio dire, è un’insieme di biografie.
Personalmente non ho apprezzato le continue divagazioni, dedicare un capitolo, e ce ne sono ben diciotto, ad un aneddoto diverso, fa risultare la lettura addirittura stancante.
La maledizione della classe affamata è il titolo del capitolo dal quale inizia la narrazione. Racconta l’esperienza dello scrittone nel campo del teatro. Sjöberg utilizza qui un’ironia, complice anche la bizzaria talvolta del teatro svedese, che di rado troveremo nei capitoli successivi.
Forse sarebbe più corretto parlare di autoironia in quanto quando parla di René Malaise i toni diventano decisamente più seri e con un tono quasi di reverenza.
Per i curiosi dell’antropologia è sicuramente un testo appropriato, in caso contrario, rimane un libro scritto benissimo, a testimonianza di come si possa trattare qualsiasi argomento utilizzando uno stile che lo renda interessante.
Libri da leggere dopo L’arte di collezionare mosche
Titolo: La lentezza
Autore: Milan Kundera
Editore: Adelphi
Pagine: 157 p.
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Antoine Watteau, Donna nuda col braccio destro alzato (1718-1719 ca). Musée du Louvre, Parigi.
Si è sempre disposti a trasformarsi in ballerini, se c’è qualcuno disposto a far da pubblico?
L’immagine del ballerino, utilizzata da Sjöberg nel capitolo tredici La Lentezza, è di Milan Kundera:
«Fa uso di quest’immagine in un’elegante commedia sulla vanità, l’ambizione e la sete di potere: è solo un breve dialogo, piuttosto semplice, che compare in un piccolo romanzo che si intitola per l’appunto La Lentezza».
Nel mese di febbraio ho letto L’insostenibile leggerezza dell’essere, forse il titolo più conosciuto dello scrittore ceco Milan Kundera. Fu amore fin dalle prime pagine. Mi auguro sarà così anche per questo libricino: due storie di seduzione, separate da più di duecento anni e oscillanti vertiginosamente fra l’inebriante e l’esilarante in una notte di mezza estate.
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1 commento
[…] L’uomo che collezionava mosche di Fredrik Sjöberg (se vuoi leggere la mia recensione clicca qui). Il libro del mare è ricco di digressioni come quello di Sjöberg, per questo motivo la mia […]