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Denti bianchi di Zadie Smith

di Verdiana Quattrocchi

Denti bianchi di Zadie Smith è un bellissimo romanzo d’esordio, epico-comico, sullo scontro delle culture e delle generazioni, sull’eterna lotta fra desiderio di libertà e bisogno di appartenenza in una Londra in cui l’estremismo è all’ordine del giorno.

Titolo: Denti bianchi
Autore: Zadie Smith
Editore: Mondadori
Pagine:  p. 552
Anno prima edizione originale: 2000
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«lo stesso ho delle difficolta. in questo paese, tutti abbiamo delle difficoltà, in questo paese che per noi è allo stesso tempo nuovo e vecchio. Siamo persone scisse, non è vero?»

«Siamo tutti persone scisse. Personalmente, metà di me vorrebbe starsene seduta pacificamente con le gambe incrociate, a lasciare scivolare via tutte le cose che non riesce a controllare. Ma l’altra metà vorrebbe combattere la guerra santa. Jihad!

La trama

L’amicizia tra Alfred Archibald (Archie) e Samad Miah Iqbal dura dal 1945, anno in cui si trovavano entrambi sullo stesso carro armato Churchill durante il conflitto tra Inghilterra e Germania. Nel 1973, dopo trent’anni di lontananza, condividono lo stesso quartiere di Londra. Famiglia per metà giamaicana e testimone di Geova quella del primo e interamente bengalese e mussulmana quella del secondo. “Interamente” si fa presto a dirlo dal momento che uno dei gemelli di Samad, Millat, preferisce farsi chiamare Mark Smith e ascoltare Michael Jackson e Bruce Springsteen. A questo quadro culturale e religioso già colorito si aggiunge la famiglia Chalfen, londinesi da diverse generazioni che si comportano come il tipico colonizzatore europeo: devono educare il “selvaggio”.

La mia recensione di Denti bianchi

«Da dove vengo io» disse poi «uno vuole conoscerla, la ragazza, prima di sposarla.»

«Da dove vieni tu, le verdure si cuociono finché non cadono a pezzi» disse Samad, asciutto. «Ma questo non significa che è una buona idea.»

Archie e Samad, nella loro diversità, ci danno la cifra stilistica di Zadie Smith: una montagna russa tra ironia e dramma. Archie non è in grado di prendere decisioni e porta sempre con se una monetina. La sua vita è costantemente in bilico tra una testa e una croce. Samad è un bengalese perennemente in conflitto tra i suoi impulsi sessuali e i divieti della sua religione. Al primo sono da collegare i momenti più esilaranti del romanzo, al secondo quelli più drammatici.

I due patriarchi condividono non solo il loro rifugio, la Sala da biliardo del bar O’ Connell, ma anche le preoccupazioni verso il futuro dei figli. Più cercano di indirizzarli verso le loro origini, più essi le rinnegano. Il cambio di nome di Millat, il preferire l’Inghilterra al Bangladesh di Magit e il baratto della chioma afro di Irie per una rossa e liscia sono solo i segni più visibili.

A mediare tra i due, la famiglia Chalfen, che personalmente mi ha regalato solo momenti di orticaria. Sono un chiaro rimando ai colonizzatori inglesi, sempre impegnati a dare fede cristiana e guida morale agli indigeni. Dannatamente fastidiosi nel loro volersi mostrare perfetti e perennemente nel giusto. Si riferiscono a se stessi con verbi, sostantivi e aggettivi (chalfenisti ?!?), con una madre col vizio di fare analogie tra persone e fiori e con un padre nel mirino degli animalisti per i suoi studi sul DNA ricombinante.

La lettura di queste 552 pagine è puro godimento. Zadie Smith ha la capacità di raggiungere picchi di tensione emotiva per poi smorzarli, in maniera estremamente ironica, con un’immagine quasi cinematografica per la vividezza di suoni ed espressioni. Più volte si arriva alla soglia di un omicidio, un suicidio o un attentato, eppure il lettore ne esce sempre con un sorriso.

Il finale non tradisce questa sua peculiarità, ma sicuramente tradisce le alte aspettative del lettore. Un po’ troppo frettoloso, avrei gradito qualche capitolo in più per approfondire l’epilogo di alcune situazioni e godere ancora della sua straordinaria penna. Se penso che questo è un esordio ancora stento a crederci.

Ma cosa c’entrano i Denti?

I denti si prestano benissimo come analogia per tanti messaggi che vuole lasciare al lettore Zadie Smith. Io ne ho trovati alcuni, ma ogni lettore ne troverà di diversi.
-Nella vita non ci sono seconde possibilità, la dentizione, una volta persa, non ricresce, e lo sa bene uno dei personaggi;
-I segreti vengono fuori al momento giusto come i denti del giudizio;
-Il primo gesto di intimità tra due persone è lasciare il proprio spazzolino nel bagno dell’altro.

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